Il Laghetto di Scarpizzolo, all’interno del parco del fiume Strone nella bassa bresciana centro occidentale rappresenta un’area di pregio naturalistico in quanto importante zona umida e habitat ideale per molte specie di flora e di fauna. Sono ben 22 i corsi d’acqua totali, fra fossi, rogge, canali, dogali, adacquatori e colatori che confluiscono nell’invaso del Laghetto, nato non per caso, ma come può constatare il visitatore, per l’opera imponente dell’uomo nel corso dei secoli.

Date queste caratteristiche del territorio, la vegetazione che circonda le zone umide del Laghetto ha nel così detto canneto una delle sue componenti dominanti del paesaggio. Tale habitat è composto da una vegetazione che si è adattata ad un ambiente non facile, tipico dei terreni permanentemente fangosi e molto scarsi di ossigeno perché l’acqua, filtrando nel terreno, ne allontana l’aria presente. La scarsità di ossigeno riduce pertanto la decomposizione dei residui vegetali che si accumulano e che a loro volta vengono attaccati da una serie di microrganismi che rilasciano sostanze che possono risultare tossiche per altri organismi, comprese le piante stesse.

L’insieme di queste condizioni poco ospitali per la normale vegetazione spontanea ha dunque selezionato una particolare vegetazione che al Laghetto e in luoghi analoghi resiste a tali difficoltà, il canneto per l’appunto.

Questo è costituito da specie nelle cui radici è presente un tessuto costituito da ampi spazi vuoti che permettono l’accumulo di ossigeno. Inoltre, l’ancoraggio delle piante, altrimenti facilmente scalzabili dal terreno molle e fangoso, è favorito da fusti sotterranei (o rizomi) che si allungano producendo nuove piante dai loro germogli. La parte affiorante del canneto è costituito principalmente dalla cannuccia comune e dalla tifa. Queste specie floristiche hanno tutte fioriture nei mesi più caldi. I loro semi possono essere dispersi dal vento oppure dal movimento dell’acqua che viene a crearsi sulle sponde.

Il canneto è l’habitat di molte specie di uccelli, tutte protette, tra le quali ricordiamo la gallinella d’acqua. Tra gli steli delle canne costruiscono i loro nidi anche varie specie di cannaiola, il migliarino di palude e il germano reale. E’ certificata inoltre la presenza del cannareccione, del tarabusino e del tuffetto, anch’essi con nidificazioni ai bordi o all’interno del canneto.

La zona sommersa è l’habitat di riproduzione e di sviluppo larvale di varie specie di pesci, anfibi e invertebrati. Dal punto di vista ecologico, il canneto svolge una importante funzione ecosistemica e di «depuratore» naturale, una funzione essenziale per la purificazione degli specchi d’acqua, tanto è vero che esso viene spesso impiegato per realizzare impianti di fitodepurazione (o depurazione naturale) delle acque reflue.

A causa dell’impatto delle varie attività umane sulle rive fluviali e lacustri, il canneto è ampiamente minacciato in molti luoghi, specie nella pianura padana, ragion per cui esso fa parte della così detta vegetazione protetta. 

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Lo Scolmatore in un momento di piena del Laghetto

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