Storia del Laghetto

Nella zona del Laghetto di Scarpizzolo, poco a nord-ovest dell’abitato di San Paolo di cui Scarpizzolo è frazione, si trova l’ottocentesco “Chiavicone Vecchio” che ha il compito di regolare le acque dello Stronello (o Strone basso, che nasce da sorgenti in località “Corno” a nord di Scarpizzolo) e forma il primo invaso del Laghetto.

Con le sue paratie regola il livello delle acque che, precipitando parecchi metri sotto, fanno nascere di fatto il fiume Strone.

Il secondo invaso, quello Sud, si è formato per raccogliere le acque di rogge quali Arrivabene-Provaglia confluenti, a Nord, nella Fenarola che (nata in località “Mangiaine” nella frazione Gerolanuova) finisce nel Laghetto.

Questa zona, di provenienza paludosa, ha avuto le prime opere di bonifica, di chiuse, di scavi, per opera dei monaci Benedettini dell’abbazia di Leno (fondata da Desiderio Re dei Longobardi nel 758).

Cronologia

1951
1938
1925
1920
1907
1905
1883
1881
1880
1878
1874
1857
1845
1836
1834
1833
1832
1831
1827
1824
1816
1810
1754
1705
1686
1587
1570
1510
1498
1486

Approfondimenti

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I confini contestati

Come si evince dalla cronologia sopra riportata, i confini che delimitano l’invaso del Laghetto non sono mai stati particolarmente rispettati dai frontisti e questo non vale solo per il lontano passato. Anche nel corso degli ultimi decenni, la generale mancanza di rispetto dell’ambiente ha fatto diventare l’alveo attuale l’ombra di ciò che fu, sia in termini di inquinamento delle acque che di estensione dello specchio d’acqua. Tutto ciò perché si è continuato a depositare materiale di ogni genere e terreno lungo le ripe a sud dell’abitato di Scarpizzolo e oltre, persistendo nel considerare criminalmente il Laghetto una pattumiera servente l’abitato e le attività connesse, tanto da rendere vani anche gli sforzi di espurgo generale, come quello fatto eseguire dalla Federazione del 1986. A questo si aggiunga la cementificazione selvaggia e l’indiscriminato taglio degli alberi che, incredibile, hanno tristemente coinvolto molte zone attigue agli argini o addirittura gli argini stessi.

Non solo un’usurpazione di terre adiacenti l’alveo del fiume e l’inquinamento dello stesso, ma anche dissipazione di memorie storiche che hanno segnato la vita del borgo di Scarpizzolo.

Abbiamo ritrovato nell’Archivio di Stato di Brescia delle carte topografiche del nostro territorio risalenti al periodo del Catasto napoleonico del 1809 ed al successivo catasto austriaco del 1850, che mostrano lo sviluppo e l’ampiezza del Laghetto già all’interno del paese di Scarpizzolo, all’incrocio con Via Grande (allora denominata “Strada comunale che da Tricesimo mette alla strada regia per Brescia”), ove esisteva uno slargo delle notevoli dimensioni presso il quale gli agricoltori conducevano il bestiame ad abbeverarsi, le donne lavavano i panni e i bimbi sguazzavano certamente senza pericoli di inquinamento.

Anche i Sanpaolesi meno giovani ricordano con non poca nostalgia come il Laghetto ed i corsi d’acqua circostanti abbiano sempre rappresentato per la comunità locale una sorta di “piscina naturale”, dove ritrovarsi a fare il bagno nella stagione calda grazie alle sue acque limpide e abbondanti, circondate da una vegetazione rigogliosa.