Lo scorso mese di marzo, a San Paolo è sparito un bel pezzo di bosco. Non si tratta del bosco per cui la nostra associazione si sta battendo affinché non venga sostituito con il parco urbano voluto dal comune, ma di un altro bosco.
Parliamo in questo caso di una vasta formazione planiziale di bosco ceduo a buona naturalità situata a fianco della strada provinciale “IX quinzanese”, lungo la destra orografica della roggia Rivoltella e sua derivazione, ai margini del PLIS del fiume Strone e a poche centinaia di metri dal Laghetto di Scarpizzolo.
Questa area boscata esisteva da sempre, un polmone verde, nonché una componente consolidata del nostro eco-paesaggio. Ora questo bosco non esiste più, perché a quanto pare a qualcuno interessava tagliarlo. Uno schiaffo alla salvaguardia dei residui di boschi planiziali, sempre più rari nel deserto agricolo della bassa, monopolio dell’agri-industria zootecnica.
Sono stati selvaggiamente tagliati alberi su un’area di alcune migliaia di metri quadrati, che hanno prodotto una quantità enorme di legna, tant’è che sono stati necessari diversi giorni di lavoro con mezzi pesanti per compiere lo scempio e svariate decine di viaggi di camion per trasferire il legname. L’odore di segatura è arrivato per diversi giorni a centinaia di metri di distanza.
Il danno è enorme anche in termini di contrasto all’inquinamento, considerato che “in un anno un ettaro di bosco può liberare nell’aria 20 tonnellate d’ossigeno e fissarne 10 di carbone dell’anidride carbonica dell’atmosfera. Lo stesso bosco, sempre annualmente, assorbe e neutralizza anidride solforosa, protossido d’azoto, aldeidi, benzopirene ed altri gas e vapori tossici e filtra polveri e pulviscoli velenosi per una quantità che va dalle 30 alle 80 tonnellate … senza contare la conservazione del suolo, il sostentamento e rifugio per migliaia di esseri viventi, la notevole emissione di vapore acqueo e la regolazione termica (un ettaro di bosco durante un’estate cede all’aria 3.500.000 litri di acqua, restituendo all’atmosfera il 60 – 70% dell’acqua meteorica che senza alberi non verrebbe più ridata agli strati d’aria).” (cit. M. Raja, A proposito di alberi, nov. 2017, leccoonline.com).
Ci chiediamo il perché di tutto questo (per far legna da bruciare probabilmente), se questa distruzione sia stata autorizzata e in tal caso da chi, sulla base di quale legge o cavillo burocratico e/o se siano stati presi dei provvedimenti e quali, anche perché è evidente che non sono state rispettate diverse norme.
Quel che è certo è che mentre assistiamo da parte di una certa politica e di molte amministrazioni a continui proclami in perfetto stile green-washing ma senza sapere di cosa parlano, con cui, a parole (tanto nei convegni organizzati coi soldi pubblici, quanto sui social) pongono attenzione ai temi dell’ambiente e alla necessità di far fronte ai gravi problemi derivanti dai cambiamenti climatici (siccità, inquinamento, consumo di suolo, ecc.), nella realtà dei fatti continuiamo ad assistere a disastri come questo, violenze perpetrate ad ambiente e territorio, senza assistere, per esempio, alla messa a dimora di nuovi alberi o senza che vengano presi provvedimenti concreti per farlo in modo serio e strutturato.
Violenze che poi si sommano ad altre violenze a danno di ambiente e cittadini, perché nella “bassa” non ci facciamo mancare proprio nulla: dalla continua costruzione, anche presso i centri abitati, di impianti a biogas (che di “bio” non hanno proprio nulla), alla presenza di gran lunga oltre i limiti, di allevamenti intensivi che hanno come conseguenza una abnorme produzione di deiezioni che da qualche parte devono essere smaltite; dai nitrati ben oltre i limiti di legge presenti nelle falde, alla puzza di maiali (che anche in centro a certi paesi accompagna i residenti da quando aprono le finestre la mattina fino a quando le chiudono la sera); dal particolato, ovvero dalle polveri sottili ben oltre i limiti consentiti, prodotte anche queste dagli allevamenti industriali, ai diserbi selvaggi anche lungo i corsi d’acqua. E molto altro.
In gioco non c’è solo ambiente e natura, ma salute e qualità della vita dei cittadini.
Purtroppo, è tragicamente attuale quanto diceva tanto tempo fa Franklin D. Roosevelt: “Un paese che distrugge il suo suolo distrugge se stesso. Le foreste sono i polmoni della nostra terra, purificano l’aria e danno nuova forza alla nostra gente.”
Rispetto a tutto questo, ciò che preoccupa di più non è tanto l’ipocrisia della politica, a cui siamo tristemente abituati, ma l’indifferenza di molti cittadini. Serve ricominciare dalla scuola, sempre che non cambino anche quella.
Amici per il Laghetto